Il 12 marzo 1989 il Professor Tim Berners-Lee depositò al CERN la proposta per sviluppare il primo programma di navigazione.
Per convenzione, la nascita della rete viene fatta risalire a questa data. Proprio Berners-Lee, per celebrare l'occasione, ha scritto una lettera aperta pubblicata qualche giorno fa dal The Guardian, nella quale dipinge un quadro a tinte cupe del web di oggi. In particolare, individua tre problemi principali da affrontare:
In particolare, il Professore si dice preoccupato per la crescente egemonia dei colossi della rete, poche piattaforme che si sono prese tutto lo spazio a disposizione, schiacciando qualsiasi tentativo di concorrenza da parte di siti e imprese minori.
Non è troppo tardi per invertire questa tendenza, ma per farlo è indispensabile che si crei una collaborazione tra compagnie, istituzioni, mondo accademico e artisti. Sono queste le figure che Berners-Lee vede come ancore di salvezza perché si realizzi "il web che vorremmo, libero e democratico".
Nella lettera, i principali Social Network vengono descritti come guardiani della rete, coloro che attraverso gli algoritmi controllano le idee e le opinioni che gli utenti visualizzano e condividono. Grazie a questa centralizzazione, i "big" di internet acquisiscono le startup e i migliori talenti, in modo che nessuno possa competere con loro. Inoltre - dettaglio non insignificante - possono approfittare dell'incredibile vantaggio dato dall'accesso all'enorme mole di dati a loro disposizione.
Berners-Lee parla anche di una "weaponization" di internet, ovvero l'uso del web come arma di manipolazione di massa. Il fatto che le grandi compagnie siano focalizzate sul profitto impedisce loro di prendere decisioni basate sul bene comune. Secondo l'autore, date queste premesse, si rende necessario un quadro di regolamentazione che difenda gli interessi della società: una questione tanto importante quanto eticamente complessa.
Il terzo problema è il cosiddetto "digital gap", ovvero il divario tra chi ha accesso alle tecnologie dell'informazione e chi invece ne è escluso. Eliminare questa ineguaglianza economica e sociale è necessario per dare la possibilità di accedere ad internet a chi oggi non lo può fare: in molti paesi sono le donne ad essere emarginate, ma anche le persone che non se lo possono permettere o quelle che vivono in zone remote o isolate. Non si tratta solo di una questione di infrastrutture, tuttavia, ma anche di cultura: un ruolo importante è giocato anche dall'alfabetizzazione digitale, che consente di accedere ai nuovi media in maniera consapevole. Includere nel mondo della rete queste fasce della popolazione significherebbe diversificare e arricchire le sue voci.
Le Nazioni Unite, inoltre hanno stabilito che l'accesso a internet e la libera espressione su di esso sono diritti umani fondamentali, una risoluzione pensata anche come antidoto a censure e repressioni. Come sottolinea Barners-Lee, dunque, la necessità di superare il digital divide si rende ancora più urgente.