Dal blog ufficiale di Google, il vicepresidente della divisione Ads & Commerce Sridhar Ramaswamy ha annunciato la stretta di BigG sulla pubblicità troppo invadente, già ventilata da tempo.
È da almeno 5 anni che Google ha ingaggiato una battaglia contro le inserzioni che complicano la navigazione agli utenti o la trasformano in un continuo slalom tra annunci di ogni tipo e sempre in primo piano: già nel 2012 l’algoritmo del motore di ricerca era stato modificato, con un aggiornamento chiamato Top Heavy Update, in modo da penalizzare le pagine web che presentassero una quantità di banner sproporzionata e troppo in evidenza rispetto ai contenuti.
All’inizio del giugno di quest’anno, ecco l’annuncio: a partire dal 2018 Google introdurrà un filtro anti pubblicità nel proprio browser.
Dal prossimo anno, Google Chrome non mostrerà più agli utenti inserzioni e annunci non conformi alle linee guida di Better Ads. La Coalition for Better Ads è il consorzio che raggruppa, tra gli altri, Google, Unilever, Facebook e News Corp, e si pone come scopo la definizione di standard che guidino le aziende nel migliorare la pubblicità per i consumatori.
Questo significa che Chrome bloccherà i banner considerati troppo intrusivi, sia su desktop sia per la navigazione da mobile, compresi quelli di proprietà di Google e quelli serviti da Google. Ad essere colpiti saranno i pop-up più fastidiosi, come quelli che coprono i contenuti o quelli che si attivano in automatico riproducendo video con audio attivo. Tutti noi, prima o poi, li abbiamo incontrati e maledetti.
Il fatto che Google, che deve i suoi introiti per la maggior parte alle entrate pubblicitarie, abbia deciso di dotare il proprio browser di un filtro anti-inserzioni potrebbe sembrare solo a un primo sguardo poco attento un controsenso. In realtà, la scelta del colosso di Mountain View va nella direzione, intrapresa ormai con decisione da parecchio tempo, di migliorare sempre più l’esperienza di navigazione degli utenti.
Non solo. Quello di Google è il browser più utilizzato al mondo (Chrome con il 58,6% batte di gran lunga Internet Explorer, Mozilla Firefox, Microsoft Edge e Apple Safari) e ora l’introduzione di un ad blocker mette Google in una posizione di dominio nello stabilire quale pubblicità sia accettabile e quale invece possa essere considerata un disturbo.
Questo avrà inevitabilmente ripercussioni anche in chiave Seo: il vicepresidente non l’ha detto esplicitamente, ma è molto probabile che il motore di ricerca non vedrà di buon occhio i siti con contenuti pubblicitari bloccati.